Ricerca mineraria di base

La Legge del 6 ottobre 1982, n. 752, recante “Norme per l’attuazione della politica mineraria”, modificata e integrata dalla Legge n. 246/1984, ha costituito un’azione organica di sostegno da parte dello Stato al comparto minerario, nell’intento di individuare nuove aree di interesse per la successiva ricerca operativa da parte delle imprese, di ampliare le potenzialità estrattive delle miniere esistenti, di individuare nuovi giacimenti da avviare alla coltivazione.
Essa presentava una duplice finalità. La prima, di valore assolutamente contingente, era quella di assicurare il ripiano delle perdite incontrate nella gestione delle miniere antieconomiche. Tale intervento non ha avuto funzione di incentivo per una conduzione economica delle miniere stesse. La seconda finalità, di valore più generale e permanente, era intesa a gettare le basi di una politica di approvvigionamento delle materie prime minerali, favorendo il permanere di una base mineraria in grado di conservare la capacità tecnologica, culturale e professionale, per proiettarsi all’estero ed assicurare al Paese l’adeguata presenza sul mercato internazionale ed il competitivo approvvigionamento delle medesime.
Tale obbiettivo si è realizzato essenzialmente attraverso l’effettuazione, da parte dello Stato, della Ricerca mineraria di base, definita all’art. 4 della Legge proponendosi come strumento di alto rigore scientifico per acquisire completa ed aggiornata conoscenza del suolo, del sottosuolo e della piattaforma continentale.
La Ricerca di base, riporta l’art. 4, «consiste nella raccolta dei dati della documentazione e della bibliografia mineraria; nelle indagini e studi sistematici geologico-strutturali e mineralogici finalizzati alla ricerca mineraria; nelle prospezioni geologiche, geofisiche, geochimiche e giacimentologiche; nell’elaborazione di tutti i documenti interpretativi e dei relativi studi illustrativi.»
La Legge, in sostanza, si poneva l’obiettivo di individuare minerali di possibile interesse industriale col fine ultimo di rendere disponibili, per gli operatori economici pubblici e privati, cognizioni tecnico-scientifiche atte ad incentivare lo sviluppo delle ricerche e gli investimenti di tipo operativo. Principio informatore della Legge era, pertanto, che, laddove la ricerca di base avesse avuto esito positivo, l’allora Ministero dell’industria, con proprio Decreto, dichiarava queste aree indiziate per la sostanza o per le sostanze minerali risultanti dallo svolgimento della suddetta ricerca (artt. 5 e 6). Sulle aree indiziate le imprese minerarie avrebbero potuto eseguire, in regime di concorrenza, le attività di ricerca munendosi di un apposito titolo concessorio per condurre quella che viene detta “ricerca operativa” (art. 9).

I programmi di ricerca sono stati impostati su criteri non indiziari, bensì di tipo formazionale e fenomenologico, fondandosi cioè sul riconoscimento di tutti i rapporti intercorrenti tra le varie tipologie di mineralizzazioni note, le formazioni litologiche che le ospitano e di fenomeni sedimentologici, paleo-ambientali, geochimici, magmatici e tettonici cui esse sono spazialmente e geneticamente collegate. Ciò ha portato all’acquisizione di una vasta serie di elementi guida con i quali si è proceduto all’individuazione delle aree che, presentando situazioni favorevoli all’esistenza di particolari tipi di mineralizzazioni, sono risultate indiziate per essere successivamente interessate dalle fasi più dirette di ricerca operativa.
Grazie a tale progetto, sono state stipulate 68 convenzioni dedicate a particolari zone e a temi di ricerca nel territorio nazionale. Nel complesso, sono state censite circa 8.000 mineralizzazioni e sono state indiziate oltre 50 aree di interesse per la ricerca operativa. Per consentire la gestione guidata e integrata dei dati raccolti, la loro ricerca, visualizzazione, analisi ed elaborazione, si realizzò, nell’ambito della Convenzione denominata “informatizzazione dati”, stipulata dall’allora Ministero dell’industria con l’ENI e da questi affidata ad Aquater, società del settore Snamprogetti, un sistema informativo basato sull’integrazione di alcuni database e di un GIS per la gestione e l’elaborazione dei dati alfanumerici e cartografici relativi al territorio elaborato. (1)

Consultazione dei dati

La legge 752/1982 (articolo 4, ultimo comma) dispone che i dati acquisiti nel corso della ricerca di base sono posti a disposizione di chiunque vi abbia interesse. Il materiale cartaceo è conservato presso le sedi di via Antonio Bosio, 15 e Via Sallustiana, 53 – Roma del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, Direzione generale fonti energetiche e titoli abilitativi (FTA); è possibile la consultazione previo contatto con la Divisione II dgis.div02@pec.mase.gov.it.

Recentemente, attraverso una convenzione con SOGIN, il materiale della Ricerca mineraria di base è stato recuperato ed integrato grazie alla conversione in pdf di documenti microfilmati in bobine da 16 e 35 mm e la scansione di carte e documenti cartacei mancanti o che riportavano errori nella microfilmatura.
Anche la documentazione digitale recuperata è ora resa disponibile al pubblico; i dati sono distribuiti con licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale ed è possibile effettuarne il download al seguente collegamento:

Ricerca mineraria di base
 

(1) Testo da “La ricerca mineraria di base in Italia” di Egidio Boda, articolo in UNMIG 1957-2017 Sessantesimo anniversario dell’Ufficio idrocarburi, pagg. 147-149, Ministero dello sviluppo economico, ottobre 2017, ISBN: 9788890749162